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venerdì 30 novembre 2012

Una telefonata

Una voce,
un: "Pronto"
e il cuore che sobbalza.
D'accordo,
viene da un passato prossimo,
se non ormai remoto,
ma è comunque la sua voce
e, in un attimo,
svanisce, come sempre,
anche la rabbia:
povero me,
nonostante tutto,
sono ancora chiuso in gabbia.
Ah, non avessi mai chiamato!
Lei non saprebbe, ora,
del mio ultimo nato,
su questo non v'è dubbio;
ma io, soprattutto,
non starei qui, da un ora,
a rimpianger quel che è stato,
cosa che non serve,
che toglie tempo e fiato
financo alle rirserve
dell'io che ho ritrovato,
ricostruito,
rifondato.
Sì, lo so,
resterà tutto sospeso:
così rinsavirò
e tornerò ad essere offeso
dal repentino addio,
senza parole nè spiegazione alcuna,
che lei affidò alla luna,
gettando nell'oblio
la muta mia fortuna
d'averla solo amata.