Pagine

martedì 5 maggio 2015

Soliloquio di prima sera

E ci son pure queste sere vuote,
come deserti impossibili,
torridi, da attraversare;
e ci son pure facce molto note,
vacue e per nulla credibili
che fan da stella polare.
Ma che cos’è che non va?
Niente, e il problema sta qua:
nacqui trentotto anni fa
e, nonostante mi affanni,
nuoto nel nulla che va
e che, imperterrito, dura,
quasi che questa realtà
fosse la strada sicura
che non conduce che là
ove la gente matura
abdica, con gran viltà,
alla sua stessa natura
e sarà quel che sarà:
ché, se poi si ha un’opinione
un po’ diversa, chissà
che essa non sia la cagione
d’un qualche tarlo impudente,
tal che si svegli una mente
e ricominci a pensare!
Guai!
Si sa, in questo presente,
si han tante cose da fare:
perciò, se deleghi a un altro
l’onere di cogitare,
tu non dovrai che seguirlo,
perché lui sa dove andare!
Già,
ci sono pure queste sere vuote,
però i pavoni fan le loro ruote
e le fan continuamente,
tanto sanno che la gente
sta lì solo ad applaudire:
non le importa di capire
cosa accade per davvero,
se lo sforzo sia sincero
o soltanto per far scena.
Finirà anche questa pena:
questa croce da poeta
che mi son gettato addosso
tornerà ad esser di seta
e mi scoprirò commosso