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mercoledì 16 marzo 2016

Riassunto senza prospettiva


Colei che nulla era
e colei che era tutto
si fondono nell’unica mancanza,
che è quella d’ogni sera,
e sondano, da anni, la distanza
del “C’era, ma non c’era”.
Il tempo, che continua a far la lepre
e appiccica i momenti che riscopre
all’anima vestita da parete,
mi insegna come “l’era delle fate””
non venga, quasi mai, vissuta “a rate”:
la mia, sempre che vi sia pur stata,
non è certo da oggi che è finita.
Rimuginare cosa si è sbagliato
rinfocola semplicemente il mito;
e dovrei dir: “Quello che è stato è stato”,
correre ancora verso l’infinito,
però mi par di non aver più fiato
e anche la voglia mostra un po’ la corda.
Così m’acconcio a un esistenza amorfa,
tarpo le ali ai sogni che ho di scorta
e che non ho la forza di inseguire.
Sol chi già sa, di poi, potrà capire
come e perché mi siedo, sì, sul fiume,
ma non ne scruto più neppure il corso:
mi tolgo, una per una, le mie piume,
mondandole financo dal rimorso.