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mercoledì 27 luglio 2016

«Chi ha tempo non aspetti tempo»



Aria – o forse solo voglia – di festa, di ferie e – comunque – d’altro, d’altro che non sia – e cioè non somigli nemmeno lontanamente a, non abbia nulla a che spartire con – questo afosissimo e apatico tutto, che poi è niente, che si respira in ogni dove.

Già, fateci caso, non c’è nessuna differenza tra questa ed altre fine d’anno (ché, in vero, l’anno si chiude – ne siamo più che mai convinti – in queste ore e in questi giorni); già, fateci caso, siamo qui – esattamente come un anno fa e l’anno prima e quello prima ancora – a correr dietro al tempo perso, nel tentativo – che come sempre, in un modo o nell’altro, andrà a buon fine – di concludere cose lasciate – per mesi e da mesi – a metà, con la scusa che – tanto – di tempo ce n’era, ce ne sarebbe stato, ce ne sarà.

Sì, però ora – ora che la nostra testa è già sotto l’ombrellone – ci accorgiamo che di tempo non ce n’è, e le cose vanno fatte – ovviamente come si deve – prima di poterci andare davvero con la testa, e non solo con quella, sotto l’ombrellone: e allora?

E allora si corre, si corre e si suda – ben più di quanto l’estate, di per sé, non induca a fare, detto per inciso – perché?

Perché prima – quando il tempo c’era – avevamo freddo e, si sa, il freddo entra nelle ossa, rallenta movimenti e riflessi, smorza – purtroppo – anche l’arguzia, l’acume e la perspicacia: sicché, poscia, non è mica facile lavorare..!

È così, siamo perennemente meteoropatici – quindi tutt’altro che stacanovisti, ché le due cose van di pari passo – e sempre tesi a cercare qualcuno o qualcosa a cui addebitare il nostro lassismo, la nostra pervicace e volontaria inerzia, per poterci trincerare dietro un contrito, sconsolato, laconico, desolato, ma anche – ed anzi soprattutto – confortante ed auto assolutorio:

«Ah, se avessi avuto tempo…!»

Matteo Sabbatani