Primi
giorni del nuovo anno, tempo di propositi e di auspici: se, per ciò che
concerne i primi, vale a dire i propositi – poiché, in quanto tali, dipendono
dalla volontà – l’agenda è già abbastanza fitta, l’elenco è forse anche troppo
corposo, la lista dei secondi – cioè degli auspici – poiché, per natura, pur
amando i – e credendo nei – sogni, siamo persone che fanno della razionalità
una delle cifre importanti del proprio agire, è – gioco forza – molto più
contenuta.
Questi
ultimi, infatti, ossia gli auspici medesimi, non hanno – per così dire – una
diretta correlazione con la volontà di chi pure compie – da un punto di vista
«transitivo» – l’azione di auspicare, ovvero di sperare che una cosa avvenga,
accada, si verifichi, si avveri; no, gli auspici – anzi e invece – dipendono,
nella stragrande maggioranza dei casi, da un «altrui volere» – definiamolo così
– che, come tale, sovente, risulta criptico, quasi insondabile e comunque di
non facile intuizione.
Tuttavia
– a prescindere da queste, che ciascuno è liberissimo di considerare alla
stregua di elucubrazioni prive di fondamento, anche se a nostro avviso tali non
sono – è innegabile – oltre che inevitabile e, in larga misura, doveroso – che,
in questi giorni, noi si sia alle prese con un «punto e a capo», una sorta di
«repulisti» – un po’ forzato e un po’ voluto – di quanto accumulato, per amore
o per forza, nell’anno passato.
Per
parte nostra, ben sapendo che così stanno le cose, ci guardiamo bene dal
ficcare il naso in faccende che non ci riguardano e, per pudore, evitiamo di
annoiare chi ci legge con elencazioni che – ne siamo certi – ai più,
apparirebbero sterili, puerili e anche un po’ noiose: sì, perché – così come di
auspici e di propositi – anche di cose da buttare, signori, ne abbiamo almeno
tante quante ne avete voi e, dunque, è d’uopo che i conti ognuno li faccia con
se stesso, supportato – lo auspichiamo – da quel briciolo di coscienza e di coerenza che è
riuscito, nonostante tutto, a conservare.
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