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martedì 7 agosto 2018

Verso il niente (così..., per scaramanzia)

E sono qui, alle prese con un tempo
che si diverte a darmi un gran tormento;
ed ora mi ritrovo a fare il conto
di quel che ho seminato e mai raccolto;
e poi le mille attese che ho deluso;
e quel che ho cominciato e non concluso,
che è ancora lì e che scruta, da sornione,
questa partita tra me e la ragione:
lo so, chi perde passa per coglione,
ma non ho più la forza di reagire,
di scegliere qual è, tra le altre mire,
quelle che ancora voglio perseguire.
Capirò tutto soltanto nel giorno
della partenza che non ha ritorno:
scoprirò il senso di questo vagare,
solcare a stento le onde di un mare
che è questa vita intera da “dragare”
fino a raggiungere quell’orizzonte
che non è inizio né culmine o ponte,
che non ha linea né curva né retta.
È verso il niente che andiamo di fretta:
se – con l’età – la bellezza sfiorisce,
è che ogni cosa – prima o poi – finisce
e sol lo stolto, che non lo capisce,
crede la brezza della primavera
possa – d’incanto – durar fino a sera.
Ma i più lo sanno e vivono il momento,
consci che – un dì – torneranno nel vento.



domenica 5 agosto 2018

Guadando una notte insonne


Almeno, adesso,
cantano solo i grilli
e le cicale
non riempiono di strilli
il cuore della notte,
mentre ancor sale
un’afa dispettosa
che non concede posa
a chi pur vuol dormire.
Almeno, adesso,
un refluo coraggioso
tenta di fare breccia,
indomito e orgoglioso,
in quest’aria meticcia
dalla calura assurda
che tira ancor la corda
e sfida la pazienza
dell’uomo e della scienza:
che questa sia l’estate
non posso dubitare
e i reflui e le folate
di vento un po’ più fresco
l’alba fan traguardare
a chi vede assai fosco
il giorno che ora nasce

venerdì 4 maggio 2018

«A mani alzate. Appunti di viaggio di un resistente contemporaneo», il mio nuovo libro

Scrivere, no, non è un mestiere: non lo è, non lo è mai stato, né mai lo sarà per nessuno, nemmeno per chi – al contrario di me – ha la fortuna di riuscire a trarne sostentamento.
No, lo ripeto, scrivere non è un mestiere, non è una professione: non si scrive – raccontando di sé – per dovere verso terzi; non si scrive – raccontando di sé – “a comando”, ma può capitare – e a me qualche volta è successo – che il destino s’inventi, per così dire, un’occasione: può accadere, cioè, che si venga chiamati ad esprimere il proprio punto di vista, la propria opinione, il proprio pensiero, il proprio sentire – circa un evento, un accidente del mondo, una circostanza – nel momento esatto in cui più forte, più pressante, più impellente si avverte l’esigenza di esternare uno stato d’animo, di “denunciare” la particolare contingenza che si sta vivendo, tal che al poeta non resta che “cogliere l’attimo”.
Ebbene, in quarant’anni di vita – più della metà dei quali, chissà poi perché, trascorsi a ritagliarmi sempre il tempo per cercare di capire, di capirmi e di trasferire sulla carta sensazioni ed impressioni – di attimi ne ho colti davvero tanti, fossero essi personali e privati – che andavano a punteggiare la traiettoria della mia esistenza – o collettivi e pubblici, tali da lasciare un segno – anche piccolo – nella Storia con la S maiuscola.
Ma, e sono sincero, a farne un libro – o meglio, un’antologia – proprio non ci avevo – e non ci avrei mai – pensato: perché? Perché, d’accordo, sono un poeta e, come tutti i poeti, sono narciso ed autoreferenziale, ma non ho – né ho mai avuto – l’ardire di credere che ogni cosa che scrivo sia degna di nota a prescindere.
A Giorgia Tampieri, artista dal sicuro avvenire che – a colpi di graffite, pastello nero e penna a sfera – ha ritratto il sottoscritto nella copertina, va un “Grazie” sentito, sincero, tutt’altro che rituale o di circostanza: dopo aver scorso le bozze di un libro come questo – che uscirà a maggio per Bacchilega Editore ed è un viaggio, un po’ in versi e un po’ in prosa, tra le diverse ere attraversate da quest’uomo che sono negli ultimi decenni – le sono bastate due chiacchiere per riuscire a sintetizzare mirabilmente, e non era facile, il momento che vivo, il senso di un percorso esistenziale affrontato, sin qui, «A mani alzate», con la consapevolezza che si esiste solo se si resiste e – ovviamente – viceversa.
Di più, almeno per ora, non vi dico, se non che – con l’amica poetessa Rosarita Berardi – vi aspetto per parlarne sabato 12 maggio, alle 10 e 30, alla Sala San Francesco della Bim, biblioteca comunale di Imola, in via Emilia 80, e che è possibile, sin da ora, prenotare il libro contattando la Bacchilega Editore o inviando una mail all’indirizzo: info@bacchilegaeditore.it