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martedì 7 agosto 2018

Verso il niente (così..., per scaramanzia)

E sono qui, alle prese con un tempo
che si diverte a darmi un gran tormento;
ed ora mi ritrovo a fare il conto
di quel che ho seminato e mai raccolto;
e poi le mille attese che ho deluso;
e quel che ho cominciato e non concluso,
che è ancora lì e che scruta, da sornione,
questa partita tra me e la ragione:
lo so, chi perde passa per coglione,
ma non ho più la forza di reagire,
di scegliere qual è, tra le altre mire,
quelle che ancora voglio perseguire.
Capirò tutto soltanto nel giorno
della partenza che non ha ritorno:
scoprirò il senso di questo vagare,
solcare a stento le onde di un mare
che è questa vita intera da “dragare”
fino a raggiungere quell’orizzonte
che non è inizio né culmine o ponte,
che non ha linea né curva né retta.
È verso il niente che andiamo di fretta:
se – con l’età – la bellezza sfiorisce,
è che ogni cosa – prima o poi – finisce
e sol lo stolto, che non lo capisce,
crede la brezza della primavera
possa – d’incanto – durar fino a sera.
Ma i più lo sanno e vivono il momento,
consci che – un dì – torneranno nel vento.



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