Ci
siamo, la fine dell’anno – per chi, come il sottoscritto, è convinto che, in
vero, l’anno medesimo cominci a settembre – è arrivata: è tempo, pertanto, di
vacanze – ormai imminenti, per meritate o meno che esse siano – e di bilanci,
che – come preannunciato qualche giorno fa – non quadrano affatto, tanto per
cambiare, nemmeno stavolta.
A
questo proposito, in tutta onestà, ammetto che alcune colpe – non tutte, ma di
certo quelle più grosse – sono mie e solo mie e che – se mi esimo
dall’elencarle in modo puntuale e tassonomico – lo faccio unicamente per pietà
verso me stesso; altre no, sono correlate al quotidiano vivere e, si sa, da
quello – fino a prova contraria – nessun individuo sano di mente si può
volontariamente esimere.
Che
anno è stato? Non saprei: è sempre difficile – anche a posteriori – esprimere
giudizi ponderati su quanto si è vissuto. Certo, alcune conferme – tanto in
positivo, quanto in negativo – le ho avute, alcuni riscontri attesi da tempo
sono arrivati – è indubbio – ma, se dicessi che comincio – finalmente – a veder
chiaro lungo la linea d’orizzonte della mia esistenza, direi una panzana – o
meglio – una balla colossale.
Anzi,
vi sono alcune nubi – la cui effettiva consistenza è tutta da verificare – che,
minacciose, sembrano addensarsi sul primi mesi del nuovo anno; però…, sì…, però
ora – perdonate – ma non ci voglio pensare, anche perché – per un motivo o per
l’altro – nulla o quasi dipende dal mio volere e, poiché non resta che
attendere, questo farò.
«Dunque»,
direte voi, «Vai in ferie e te ne freghi del mondo!»
Beh,
non è proprio così, non ho detto proprio questo: vedete, il concetto di mondo –
per prima cosa – è grande almeno quanto il mondo stesso e, com’è noto, non è
umanamente possibile farsi carico di tutto; analogamente, poi – ma
paradossalmente per converso – il concetto di mondo può essere identificato
anche con il proprio mondo, sia esso interiore e/o composto da quella rete –
più o meno fitta – di relazioni ed interazioni personali che sono – da sempre –
l’essenza del nostro stare in società.
Da
che uomo è uomo, quando – per cause involontarie ed indipendenti da noi – anche
il mondo interiore è in disordine, sentiamo più forte e pressante l’esigenza di
fare affidamento su quei legami, di rafforzarli ulteriormente: sono punti di
riferimento, sappiamo che – in ogni caso, vale a dire qualunque cosa accada – loro, qui o altrove, ci sono, ci sono stati
e ci saranno sempre.
Ecco
svelato, quindi, il segreto – che segreto non è – più segreto d’ogni tempo: è
l’amicizia, l’affetto sincero di chi – in un modo o nell’altro, qui o altrove –
ci è vicino, a far ‘si che noi, la mattina, ci si alzi – negli anni e nei
momenti bui, così come in quei rari vuoti d’aria in cui luci sfavillanti la
fanno da padrone – con la consapevolezza di avere la forza di far la nostra
parte, piccola o grande che sia, sul proscenio della vita.
Sin
d’ora, buon anno a tutti voi
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