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venerdì 6 marzo 2015

Un'ora

E sono qui, ora,
a parlare d’un ora
che è nata
e non vuol finir mai,
un’ora sbagliata
e foriera di guai.
È un’ora arrivata per caso,
vestita di panni
che sembran di raso
e tesa a far danni,
a pigliar per il naso –
così, "col sorriso" –
noi tutti, perché:
“Ora dico che gli asini volano
e, se saltano solo, tant’è!”
E’ un’ora, signori,
almeno al momento;
però,
poiché i fiori li impollina il vento,
Dio non voglia che – prima di sera –
si tramuti, serena, in un’era:
laddove mai ciò dovesse accadere,
gente mia,
questo nostro aspettare e sedere
si farebbe agonia;
e per voi, se anche aveste capito,
giungerebbe dall’alto l’invito
di un cowboy che, col far da bandito,
imporrebbe si cambi la trama,
ma resti l’ordito

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